Descrizione
Da febbraio a maggio 2025, un gruppo di studenti e studentesse ha partecipato al progetto di alternanza scuola-lavoro “Se il cimitero muore”, realizzato presso i Servizi Funerari del Comune di Trento.
Un pomeriggio alla settimana, per tre mesi, i ragazzi e le ragazze hanno vissuto un’esperienza davvero fuori dal comune, nel senso più letterale del termine.
Il titolo del progetto richiama il celebre reportage di Oriana Fallaci, “Se il sole muore” (1961): come la giornalista si interrogava sul futuro dell’umanità guardando alle stelle, così i giovani partecipanti si sono interrogatə sul significato più profondo della vita, osservandola dal suo confine più fragile.
Guidati dal tutor, hanno seguito un percorso formativo e poi intervistato persone di età e culture diverse, raccogliendo storie, pensieri e vissuti legati al morire e ai riti che lo accompagnano.
È stato un viaggio di conoscenza e umanità: dopo un primo, comprensibile momento di smarrimento, i ragazzi e le ragazze hanno imparato ad affrontare con curiosità e rispetto un tema spesso evitato o considerato “scomodo”.
Parlare serenamente di cimiteri e di morte — hanno raccontato — significa anche imparare a vivere meglio.
Il progetto si è concluso con la presentazione pubblica di un video-documentario che raccoglie e commenta le interviste realizzate.
Il risultato è ora disponibile online, come testimonianza di un percorso che unisce riflessione, coraggio e consapevolezza.
Protagonistə del progetto: Alice, Camilla, Lorenzo, Flavio, Giovanni, Karla, John e Nicolò — giovani curiosi, attenti e capaci di ascoltare, di mettersi in gioco e di porsi domande autentiche.
Per l’Ufficio Politiche Giovanili del Comune di Trento, “Se il cimitero muore” rappresenta un’occasione preziosa per parlare della morte in modo sano, senza paura e senza tabù.
Perché parlarne troppo — o nel modo sbagliato — può far male, ma non parlarne affatto lo fa ancora di più.
Ogni età ha il suo linguaggio, e forse, quando si tratta di temi così profondi, la cosa migliore è lasciare che siano proprio i giovani a trovare le parole giuste.
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