Descrizione
Cosa significa essere europei? Domanda banale, risposta complicatissima. Perché di Europa si parla spesso, ma ognuno ha un’opinione differente. Ed è in questo contesto multiforme che si inserisce il progetto “Visioni d’Europa”, promosso dalla fondazione trentina Alcide De Gasperi e dall’Ufficio politiche giovanili del Comune di Trento, che vede coinvolti 17 ragazzi e ragazze dell’Unione Europea.
Si parla di “visioni”, non di visione, proprio perché non vi è un’unica prospettiva. L’Europa non è un modello statico, bensì un modello dinamico, sempre pronto a cambiare.
Ci sono però elementi comuni, strutturali. Primo tra tutti la pace. L’Unione Europea non conosce la guerra dal lontano 1948. Nel mezzo ci sono stati degli inconvenienti, le ferite della Jugoslavia sono ancora aperte, un po’ di sangue sporca ancora i nostri vestiti.
Ma non si può nemmeno dire che il sogno pacifista abbia perso: Francia, Germania, Italia (e per lungo tempo anche Inghilterra) hanno discusso e discutono di politiche comuni, di frontiere aperte, di libero mercato, di condivisione, di fratellanza. È un passo avanti straordinario.
È con queste idee in testa che i 17 “visionari” hanno visitato la Casa – Museo di De Gasperi a Pieve Tesino, primo centro insignito del marchio del patrimonio europeo, riconoscimento volto a valorizzare il patrimonio culturale comune e a migliorare la conoscenza reciproca fra i cittadini europei.
In Tesino i giovani hanno visitato la casa natale dello statista, e hanno potuto analizzare da vicino la sua vita, il suo costante impegno politico, volto sempre verso un ideale di pace. È riuscito a malapena a vederla nascere l’Europa il caro Alcide, ma aveva la mente di un brillante: lui, Adenauer e Schuman hanno dato il via a qualcosa di straordinario. Potremmo dire che loro sono stati tra i primi visionari d’Europa.
Terminata questa prima visita, si è passati alla seconda tappa: Ostia antica. Questo antico centro, periferia di lusso dell’impero romano, ha ottenuto il marchio del patrimonio europeo grazie ad un modello di inclusione sociale che ispirò tanto i romani quanto l’odierna Unione Europea. Il futuro ha bisogno di tolleranza, di scambio culturale e sociale. I romani in alcuni contesti lo capirono, e oggi sta a noi non disperdere la saggezza degli antichi.
Terminata la visita all’antico borgo, si è preso un traghetto per giungere a Ventotene. L’isola, centro di detenzione e di confino durante il periodo fascista, ha visto calpestare il suo suolo da uomini come Spinelli, Hirschmann, Colorni, Rossi. Sono proprio questi gli uomini e le donne che diedero vita al manifesto “Per un’Europa libera e unita”, passato alla storia come “Manifesto di Ventotene”.
Il regime fascista utilizzava il confino per soffocare le idee, non tollerava il dissenso. Ma come canta Vecchioni: “Le idee sono come le farfalle, non puoi togliergli le ali”. Spinelli, Hirschmann, Colorni e Rossi dialogarono, discussero, sognarono anche sull’isola, e posero veramente le basi per un’Europa unita.
Purtroppo non tutti riuscirono a vederne la riuscita: Colorni con la mente era capace di scappare lontanissimo, ma questo non fu sufficiente per fuggire dai nazisti.
L’ultima tappa per i ragazzi e per le ragazze è stata forte Cadine. Il forte, perfettamente conservato, anche grazie ai restauri, è simbolo di popolazioni diverse che devono convivere, di un dialogo nella diversità culturale.
Simili luoghi in passato erano usati per difendersi dall’altro, visto come nemico. Oggi è tempo di cambiare prospettiva. Riprendendo un passo del manifesto di Ventotene: “Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge, così diverso da tutto quello che si era immaginato”.
Terminate le visite nei luoghi simbolo dell’integrazione europea, ai ragazzi tocca ora la restituzione. Questa avverrà con l’organizzazione di una serie di incontri aperti agli studenti e alla cittadinanza, in modo tale che, come desiderava De Gasperi, l’Europa rimanga sempre all’ordine del giorno.