Descrizione
Un anno fa mettevo piede per la prima volta in questo ufficio, camminavo incantata tra le colonne di Palazzo Thun e scoprivo il magico mondo delle Politiche Giovanili di Trento. Avevo appena terminato due giorni di formazione generale, durante i quali ci avevano chiesto di individuare i nostri obiettivi per quest’anno e di riflettere sui nostri perché. Non era un bel periodo per me, uscivo da una situazione complessa e ricolma di solitudine e avevo deciso di mettermi in gioco per due motivi.
Il primo, il più importante, era quello di creare nuovi legami e relazioni significative, di amicizia e di lavoro. E poi, volevo commettere degli errori: prima di quest’esperienza ero una persona molto impaurita dal nuovo e dalla possibilità del fallimento e commettere errori vuol dire mettersi in gioco, sperimentarsi, darsi la possibilità di imparare e cambiare strada. Dopo un anno, posso dire di aver tenuto fede a entrambi i miei obiettivi. Ho imparato tanto e fatto errori, ne ho parlato e ci ho riflettuto. Ho cambiato rotta e mi sono messa in discussione.
Negli ultimi dodici mesi ho creato grafiche e contenuti per i diversi social media e per il sito web, ho imparato a scrivere e inviare newsletter, a registrare e editare podcast e video. Ho appreso la non banale arte di tenere in due sole mani un cavalletto, una macchina fotografica, un microfono e due telefoni mentre si corre in giro da un evento all’altro: il Trento Film Festival, il Festival dell’Economia, gli Aperitivi delle Lingue, Arte in Bottega, Poplar, l’inaugurazione di Trento Capitale Europea del Volontariato. Ma soprattutto, sono stata una fiera ecoranger, con tanto di cappellino da Doraemon in testa, ballando con orgoglio e leggiadria l’indimenticabile hit “Il pedone rap”. Ho riso quasi ogni giorno, pianto ogni tanto e vissuto emozioni che porterò sempre con me.
Ho avuto l’opportunità di creare una mia rubrica da zero, unendo la passione e lo studio della Storia dell’Arte alla comunicazione online, sperimentandomi nella divulgazione e capendo sempre di più che taglio dare al mio futuro lavorativo. Mi piace scrivere e mi piace raccontare storie alle persone: spero di continuare a farlo per tutta la vita.
Ho riflettuto tanto sul tema della cittadinanza attiva e sulle responsabilità che ciascunə di noi ha nel prendersi cura di questo mondo e dellə altrə. Questi mesi al Comune di Trento mi hanno permesso di conoscere la realtà della pubblica amministrazione, di avvicinarmi ai processi che ogni giorno contribuiscono a rendere migliore questa città e a stimolare il protagonismo giovanile. Scriveva Calvino che “ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”: gli spazi di partecipazione e comunità, gli eventi e i tempi sottratti a questo deserto e restituiti allə cittadinə, grazie al lavoro delle Politiche Giovanili, sono un motore importante di coesione e democrazia, di cura condivisa di un piccolo pezzo di mondo.
Ho scoperto l’esistenza dei PGZ e, negli ultimi mesi, ne ho preso parte insieme ad Alice: ora c’è un progetto che aspetta di essere realizzato e tanta voglia di vederlo vivere.
Ma soprattutto, ho creato dei legami incredibili, che hanno contribuito a rendermi la persona che sono ora. Sono cresciuta tanto nel confronto e anche nello scontro, ho conosciuto i miei limiti e le mie debolezze ma ho lavorato anche sui miei punti di forza.
Speravo di riuscire ad avere un buon rapporto con lə miə colleghə: dopo un anno, posso dire di chiamarlə amicə. E che amicə. Devo tanto a ciascuno di loro: il mio grazie va in modo particolare a Max, Sara T. e Leonardo, che hanno iniziato con me quest’avventura e sono statə compagnə di viaggio fondamentali: nelle loro differenze mi sono rivista e bilanciata. Max mi ha insegnato ad aprirmi al mondo e a credere in me stessa, perché lə altrə ti vedono per come ti vedi tu e quanto è vero l’ho capito solo ora. Sara è stata la mia spalla e spesso la mia ispirazione, perché sa collaborare e porre limiti e sa farlo con rara eleganza. Leo mi ha insegnato a non prendersi troppo sul serio, che la vita è prima di tutto un grande gioco - e a godermi le ferie come solo lui sa fare.
E lo è stato davvero, un grande gioco: ma è stato un gioco di squadra, che si è evoluto e ridefinito infinite volte, un gioco collettivo, una responsabilità condivisa di questo piccolo microcosmo che ora mi mancherà più di quanto sia disposta ad ammettere.
Voglio ringraziare Giulia C. e Yassmine, perché sono state due sorelle minori e mi hanno fatto rivivere la spensieratezza dei vent’anni: grazie per la vostra energia e perché, come mi ha insegnato Yassmine, si può essere come un ombrello: tendenzialmente chiusə, ma capaci di aprirsi al bisogno. Vi porto nel cuore.
Ringrazio Thalia, Emma, Claudia, Mariacristina e Paola per avermi regalato prospettive diverse e idee nuove da cui ripartire.
E un grazie a Michela, Giulia, Aurora, Francesco, Nikolay, Alessandro, Federica, Salvatore, Valentina, Lisa, Peniel, Andrea, Camilla, Oliver e chiunque sia passatə per queste stanze: qualcunə di voi ha contribuito a rendere questo ufficio un luogo allegro e mai noioso, altrə lo hanno reso un posto stimolante e di cooperazione.
E infine, ma non per importanza, voglio ringraziare l’incredibile staff delle Politiche Giovanili, che dal primo giorno mi ha accolta con gentilezza e risate, caffè e tisane e soprattutto momenti di condivisione importanti: ogni giorno con i vostri progetti contribuite a un cambiamento concreto per le generazioni future, fornite stimoli e opportunità di crescita, formazione e socialità. Ogni giorno, colmate con creatività quel deserto che si estende ad ogni noncuranza e si riduce con ogni singola idea e iniziativa.
Grazie a Daniela P. per la pazienza e le preziose formazioni, a Rosanna per la costante vivacità, a Monica per la dolcezza, alla pittoresca Anna, a Marco per avermi dato fiducia, a Nadia e ad Egon per l’aiuto concreto nei miei progetti, a Maria Rosa, Stella, Fabiana e Francesca per il sorriso sempre presente, ad Andrea e Mariapia per la disponibilità e le collaborazioni.
Grazie di cuore a Federica: ogni giorno il tuo sorriso e la tua gentilezza, nonostante le fatiche del lavoro, sono state un’ispirazione importante e un insegnamento di vita. La tua presenza a Trentogiovani mi ricorda che la gioventù non ha età, che è uno stile di vita e una scelta quotidiana.
Ma soprattutto, un immenso grazie a Daniela D. e a Sara F., che mi hanno accolta e aiutata a diventare migliore di com’ero, con cui ho fatto grandi discussioni e dalle quali ho imparato tanto. Questi mesi sono stati, prima di tutto, una scuola di vita. Il rapporto con voi è stato un percorso che è migliorato nei mesi, nel quale abbiamo imparato a conoscerci e a rispettarci nelle nostre differenze, a comunicare in maniera sempre più efficace e a capire i reciproci bisogni. E come i migliori percorsi ha avuto i suoi inciampi, ma sono stati fondamentali per capire che strada prendere al prossimo bivio. Perché io sarò anche un riccio, come dice Daniela, ma gli aculei non sempre servono.
Chissà per quanto ancora mi sveglierò il lunedì mattina pensando: “oggi c’è redazione, bisogna compilare il piano editoriale, controlliamo la to do list”. E chissà dove mi porterà il futuro. Di sicuro questo capitolo rimarrà ben saldo nella mia memoria, queste persone salde nel mio cuore.
Finisco con la nostalgia di chi sa di aver fatto un percorso importante, ma con il cuore pieno di esperienze e gratitudine, perché come dice Mauro da diversi mesi, tra un saluto e un sorriso, “l’importante l’è iniziar ben e finir ben”. Il mio grazie va anche a lui.
Buon vento a tuttə,
Isotta Biasi