Ribaltare i ruoli per capire la migrazione

Articolo scritto da una partecipante al workshop di giornalismo svoltosi presso le Politiche Giovanili a giugno 2016.
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Descrizione

Sono Sara, ho diciotto anni e faccio parte della compagnia dell'oratorio “Gruppo Raggio” di Telve Valsugana.

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In questo articolo vi vorrei raccontare di come è nata la nostra idea di aprire il sipario pur non sapendo molto sulla recitazione e di tutti gli inaspettati retroscena di un gruppo di giovani attori emergenti che raccontano la migrazione.

Questo problema, ormai internazionale, non appartiene solo all'oggi: un viaggio, quello che vi proponiamo, che vi riporterà alle storie di ieri e mostrerà quelle che, secondo noi, possono essere del domani.

“Noi Migranti” è uno spettacolo teatrale, ultimo atto di un progetto, da noi unicamente organizzato, che inizialmente aveva come unico obbiettivo quello di intervistare dei richiedenti asilo per vedere questo problema finalmente con i loro occhi.

Questo primo step della nostra esperienza ci ha portato fino a Palermo, dove siamo stati accolti per alcuni giorni in un campo idealizzato per i richiedenti asilo. Abbiamo potuto porre le nostre domande e costruire con loro un legame per una breve convivenza serena e arricchente.

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Una volta tornati a casa, seppur soddisfatti dell'esperienza, ci siamo resi conto che la seconda faccia di questa medaglia andava raccontata: i loro punti di vista, la sofferenza e i loro occhi così vuoti erano degni di avere dei riflettori per sé. Così io e i miei compagni, con l'aiuto di altri due giovani registi, abbiamo deciso di dare voce a queste persone. Come? Usando le nostre.

Una volta a tavolino per scrivere il copione, tra un caffè e l'altro, siamo arrivati alla conclusione che per raccontare come vivono la migrazione i rifugiati, bisogna ricordare al pubblico di quando durante la guerra noi italiani abbiamo dovuto cercare futuro altrove, e soprattutto di come sarebbe se i ruoli venissero ribaltati. E qui sta la novità, il pubblico si ritrova ad un tratto nei panni di colui che scappa. Anche i ruoli dei paesi coinvolti viene bruscamente invertito, nei paesi europei regna la distruzione, i paesi arabi sono l'unica speranza per il futuro.

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Per molti di noi era la prima volta su un palcoscenico, perciò seppur motivati dal trasmettere un forte messaggio, ci siamo trovati a dover affrontare alcune delle nostre paure e, in alcuni sfortunati casi, a scoprirne di nuove: le gambe che tremano durante un monologo e la temutissima necessità di fare pipì ogni due minuti sono alcune delle patologie tipiche del nostro gruppo.

Per fortuna però, grazie all'appoggio dei registi e al forte legame che nasceva tra noi attori, nel backstage il panico da palcoscenico ha trovato un po' meno spazio: le risate, la cioccolata e la spensieratezza sono le nostre parole d'ordine.

Dopo la data del primo debutto a Telve, abbiamo cominciato a metterci in contatto con alcuni paesini vicini e nel giro di pochi mesi molte repliche sono state concordate.

Il nostro sogno rimane quello di tornare a Palermo e presentare il nostro lavoro a coloro che ci hanno ispirato.

Lo spettacolo è un misto di emozioni e forti e scene più spensierate, tra cui alcuni balli, canti, e poesie.

Durante l'ultimo atto, ognuno di noi, alzandosi in piedi, si volge verso il pubblico per la prima volta, (mentre prima la recitazione avveniva come se ci fosse il “quarto muro”) e lo invita, con una frase ad effetto, a ripensare alla situazione mettendosi nelle scarpe rotte di un rifugiato.

Sara Boniciolli

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Data: Mercoledì, 15 Giugno 2016