Descrizione
Lunedì mattina. Sono le 9.30 della seconda settimana di lockdown. Elena si trova per la prima volta nell'ufficio delle farmacie comunali, rigorosamente munita di mascherine, guanti e tutto il necessario per disinfettare la stanza in cui passerà la mattinata.
Squilla il telefono. Dall'altro capo c’è la signora Mirella, classe 1924, che ha bisogno delle solite medicine, quelle che normalmente le comprava la figlia, al momento in quarantena, impossibilitata ad avere contatti con la madre. Secondo squillo. Questa volta a chiamare è una famiglia di quattro persone, in quarantena forzata dopo aver avuto contatti con una persona affetta da Covid-19. Elena registra sul computer la richiesta farmaci. Di lì a poco Marco parte per la consegna farmaci nella zona a lui assegnata.
Munito di guanti e mascherina, lascia il pacchetto chiuso dei farmaci sull'uscio della signora Mirella, che dal balcone lo ringrazia con un cenno della mano.
Elena e Marco sono due dei 600 volontari che, nonostante il periodo incerto e rischioso, hanno deciso di prestare volontariato presso l’associazione Pronto Pia (che aderisce al servizio provinciale Resta a casa, passo io). Diverse sono le attività da loro svolte, al servizio della comunità: spesa a domicilio, accettazione delle richieste di farmaci e relativa consegna, assistenza telefonica. Il tutto coniugato con le proprie attività personali. Infatti, tra questi volontari, c’è chi segue le lezioni universitarie in modalità telematica, chi studia per gli esami di maturità, anch'essi “rivisti” nella loro modalità di svolgimento, chi si è appena laureato e fa colloqui via Skype, chi riesce ancora a lavorare - da casa in modalità “smart working” - e chi, invece, al lavoro non può proprio andare perché le attività presso cui lavora sono state temporaneamente chiuse.
Mai come in tempi di Coronavirus chi vive situazioni di difficoltà già esistenti ha bisogno di percepire che “là fuori” c’è qualcuno che può aiutarli. Dare risposta alle loro esigenze, consentire loro di fare due chiacchiere sui nipoti e ascoltare le loro paure allevia l’insicurezza e la solitudine delle loro giornate. Per i giovani volontari, d’altro canto, questo è un modo per arricchire di valore umano la loro quotidianità.