La mia vita da fuorisede

Il contributo di Gaia, studentessa universitaria, per redazione diffusa di Trentogiovani. Racconta la sua esperienza come studentessa fuori sede a Trento.
Studentessa con valigia si incammina verso l'università
© trentogiovani AI - Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Descrizione

Ciao a tuttə carə lettricə,

sono Gaia, mi sono presentata a voi con un articolo in cui ho raccontato la mia esperienza di volontariato presso l’associazione AIPD, per cui già sapete che sono una studentessa fuorisede al terzo anno di ingegneria per l’ambiente e il territorio.

In questo articolo vorrei raccontare proprio la mia esperienza da fuorisede: un breve percorso temporale tra le mie iniziali aspettative ma anche le ansie, le risate, le feste e lə amichə.

Quando ho scelto di iscrivermi ad ingegneria per l’ambiente e il territorio a Trento in molti, da amichə ad insegnanti, mi hanno chiesto perché proprio questa città dato che un corso di laurea molto simile è offerto anche dall’università di Parma che è più vicina al paese in cui vivo. La mia risposta era semplice ed è rimasta la stessa anche dopo tre anni: sentivo il bisogno di cambiare aria e routine, di conoscere nuove persone, di allontanarmi dal mio piccolo paese e in un certo senso iniziare un nuovo capitolo della mia vita. Quando ho scelto il percorso universitario e la città avevo voglia di mettermi in gioco anche per capire se effettivamente sarei stata capace di uscire dalla mia zona di comfort e sperimentare qualcosa di nuovo. A volte penso di aver fatto un salto nel vuoto e il primo anno è stato in effetti molto difficile.

Aver scelto ingegneria è apparso un po’ come un azzardo che poi è diventato una sfida perché il mio background di studi era completamente diverso: ho frequentato il liceo classico e ho sempre mostrato una predisposizione per l’apprendimento delle materie umanistiche mentre di quelle scientifiche avevo poche e scarne conoscenze. Durante il primo anno più volte ho pensato di aver sbagliato percorso e di non essere in grado di passare nemmeno i primi esami, così studiavo tutti i giorni per molte ore, anche fino a sera tardi. Nonostante ciò, sono riuscita a sostenere tutti gli esami previsti, indubbiamente accettando anche voti bassi con un po’ di dispiacere, ma dopo tanta fatica e anche pianti sono riuscita a passarli tutti. Il primo anno è stato complesso anche perché ho dovuto costruirmi una routine lontano da casa, abituarmi a essere indipendente e stringere nuove amicizie. Inoltre, stavo in uno studentato in cui ho avuto modo di conoscere tantə ragazzə con cui però non ho stretto rapporti molto profondi perché tutti i cambiamenti mi avevano destabilizzata al punto che avevo cominciato a tornare a casa quasi tutti i weekend perdendomi le occasioni di socialità e i momenti di svago dopo lo studio.

Non è proprio vero in realtà, che dopo il primo anno il percorso di studio è in discesa come si pensa ma sicuramente si acquisiscono gradualmente un metodo e le conoscenze e i corsi diventano sempre più pertinenti al percorso scelto. Così dal secondo anno ho cominciato a essere più fiduciosa nelle mie capacità e anche a prendere dei voti migliori. Inoltre, ho lasciato lo studentato e ora vivo in un appartamento in centro che condivido con un'altra ragazza. È stato un altro cambiamento importante perché finalmente sentivo e sento di avere una “seconda casa”; questa scelta è stata anche un trampolino di lancio che mi ha permesso di non focalizzarmi solo sull’università ma anche di dedicarmi ad altri interessi occupando diversamente il mio tempo libero e scoprendo meglio la città.

Ho iniziato a percepire Trento non solo come la città in cui vado all'università ma come un luogo in cui ora sto vivendo. Non è sempre facile essere da sola e lontano da casa e a volte la solitudine e le ansie prendono il sopravvento ma sicuramente la mia coinquilina ha un ruolo importantissimo. Vivendo insieme tutta la settimana per mesi abbiamo imparato a conoscerci, a supportarci di fronte alle difficoltà condividendo i piccoli traguardi di studio tra tante risate.

A rendere la mia quotidianità da fuorisede sempre più spensierata è la città stessa: dai suoi scorci sulle montagne, alle numerose attività proposte, dai locali in cui bere un caffè a colazione o un aperitivo tra amichə ai parchi in cui fare jogging. Una città che mi piace definire a misura d’uomo: è facile e veloce muoversi a piedi per raggiungere tutti i servizi, è verde e sempre più sostenibile, sicura anche la sera e molto stimolante

Sto imparando molto da questa esperienza e personalmente la consiglierei a tantə ragazzə mieə coetaneə perché la considero un piccolo passo verso la vita adulta. Devo essere sincera, ci sono ancora giornate in cui chiamo mia mamma per chiederle quale sia il programma della lavatrice più adatto e sento la mancanza di casa ma ora la mia quotidianità è scandita da nuove abitudini: dalla presenza della mia coinquilina, dalle pulizie, dalla pizza mangiata insieme guardando un film strappalacrime, dallə miə amichə di università, dagli interminabili pomeriggi di studio e dagli spritz dopo gli esami, dal volontariato in AIPD e da tanto altro ancora che devo ancora scoprire.

La mia vita da fuorisede è un po’ un’altalena di emozioni ma come da bambina mi divertivo tanto al parco giochi dondolami sulle altalene, ora questa quotidianità, a volte imprevedibile, mi piace sempre di più.

 Gaia Luani per la redazione diffusa

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Data: Mercoledì, 23 Aprile 2025