Bolle dell'informazione e camere dell'eco: geografia dell'odio | Contest di Giornalismo Partecipativo

Elisa Egidio prova a scoppiare le nostre bolle d'informazione.
Immagine: bolle
© Lars Nissen pixabay - Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Descrizione

Mentre in Francia viene approvata una legge contro l’Hate Speech, se pur non perfetta, nel Parlamento italiano alcuni deputati inscenano una bagarre davvero imbarazzante. La comunicazione politica, sempre più urlata, è una pessima maestra. A preparare il terreno per la proliferazione dei discorsi d’odio, tuttavia, c’è anche altro.

Di recente, una ricerca dell’Unesco ha coniato il neologismo disinfodemia: un’epidemia dell’informazione. Spesso la disinformazione fa leva sulle paure più recondite e esacerba delle idiosincrasie latenti contro un fantomatico nemico, nel caso specifico, la scienza. Tale disorientamento è in parte dovuto alle filter bubbles, termine con cui il filosofo Floridi si riferisce ai box o bolle dell’informazione, al cui interno si rimane più o meno inconsapevolmente ingabbiati. Questo avviene grazie a dei filtri, attraverso cui è possibile selezionare esclusivamente i contenuti di proprio interesse. Il risultato è un’informazione sempre più monotematica, dal cui orizzonte sono escluse ampie aree di approfondimento. D’altra parte, l’utente medio tende ad assecondare questo processo. Ne è un esempio il cosiddetto effetto echo chamber, per cui si tende a cercare in rete le persone con idee e posizioni similari alle proprie. In questo modo, le convinzioni personali, giuste o sbagliate, vengono sempre confermate e si sottraggono al rischio del contraddittorio. Ciò alla lunga degenera nella polarizzazione e nell’estremizzazione delle opinioni. È quello che accadrebbe, ad esempio, in una rimpatriata tra complottisti del 5G.

Come evitare allora tale deriva? Il compianto politolo Giovanni Sartori vedeva la differenziazione delle opinioni come una risorsa per la democrazia. Solo a patto, però, di una concordia discors, espressione attinta da Orazio per esprimere una tensione verso un consenso imperfetto. Un progetto ambizioso, la cui realizzazione presuppone una cultura del dialogo e del rispetto.

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Data: Martedì, 19 Maggio 2020