Contest "Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci: due di noi"

Scopri la storia di Fausto e Iaio e il legame con la nostra città.

Murale raffigurante due ragazzi con la scritta Iaio e Fausto
© Trento Giovani - Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Descrizione

IL PROGETTO

“Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci: due di noi”

Un omaggio alla memoria di Fausto Tinelli, trentino di nascita e milanese d'adozione, e Lorenzo Iannucci, che il  18 marzo 1978 vennero assassinati nel capoluogo lombardo con otto colpi di pistola. Ad oggi, i colpevoli non hanno ancora trovato un nome, e la loro storia non smette di insegnare a generazioni di ragazzi il valore dell'impegno sociale e politico.

L'opera, scelta con un contest proposto dal Tavolo Street Art Trento, è stata realizzata dal writer Deficit Dell'Ättenzione.

L'artista, oltre a considerare il valore storico del muro di cinta in via Madruzzo e le due opere accanto preesistenti, si è ispirato al testo e ai 21 bozzetti realizzati dagli studenti dei licei da Vinci e Vittoria.

IL RICORDO (O I FATTI RICORDATI O MEMORIE) 

Fausto e Iaio, due vite spezzate nella Milano degli anni Settanta

... e il legame con la nostra città

a cura di un gruppo di studenti del Liceo scientifico Leonardo da Vinci – a.s. 2022/23

Il 18 marzo 1978, 43 anni fa, Fausto Tinelli – la cui famiglia si era trasferita da Trento a Milano per lavoro – e Lorenzo Iannucci, due studenti diciottenni conosciuti da tutti come “Fausto e Iaio”, furono assassinati con otto colpi di pistola nel capoluogo lombardo, in via Mancinelli, a poca distanza dal Centro sociale Leoncavallo. Due giorni prima a Roma, in via Fani, le Brigate Rosse avevano rapito Aldo Moro uccidendo gli uomini della scorta: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino. Un rapimento che sollevava enormi interrogativi sul destino stesso della democrazia italiana.

All’ombra di questi eventi, sabato 18 Fausto e Iaio, dopo un pomeriggio con gli amici, si ritrovarono verso le 19 alla Crota Piemunteisa, un locale nel quale abitualmente si incontravano i giovani del centro sociale Leoncavallo. Quella sera li aspettava a cena la mamma di Fausto, Danila, che aveva cucinato risotto per loro: era un appuntamento consueto. Poi sarebbero tornati al Leoncavallo per un concerto.

Mentre si incamminavano verso casa, passando davanti a un’edicola commentarono i titoli dei giornali sul sequestro Moro. Poco distante, in via Mancinelli, vennero avvicinati da tre individui. Una testimone successivamente parlò di uno scambio di battute prima dell’esplosione di alcuni colpi di pistola: Iaio cadde a terra ucciso sul colpo, mentre Fausto morì poco dopo durante la corsa disperata verso l’ospedale. Il 22 marzo si celebrarono a Milano i funerali dei due amici. Parteciparono centomila persone: fra di loro c’erano tantissimi studenti, ma anche operai, genitori – si ricorda uno striscione portato da un gruppo di mamme di giovani come Fausto e Iaio –, gente comune, che volevano esprimere la propria solidarietà ai familiari e manifestare il rifiuto della logica della violenza. Non si poteva assistere muti alla brutalità omicida che ancora una volta aveva ferito la città e il Paese intero.

Nei giorni successivi alcune rivendicazioni riportarono le responsabilità del duplice omicidio agli ambienti della destra eversiva; e la morte e i funerali di Fausto e Iaio vennero ricordati anche in uno dei volantini delle BR relativi al sequestro Moro.

Come spesso accadeva in quegli anni, dopo la morte dei due studenti prese avvio negli ambienti della sinistra un’“inchiesta indipendente”, che individuò la causa dell’omicidio nell’impegno politico dei due ragazzi, ma non vennero trascurate le indagini che gli stessi Fausto e Iaio avevano condotto per raccogliere dati sul mercato dell’eroina in città.

Le indagini della magistratura, condotte inizialmente da Armando Spataro, abbandonata la pista degli ambienti dello spaccio, si indirizzarono rapidamente verso i gruppi extraparlamentari della destra, in particolare i Nuclei armati rivoluzionari, trovando addentellati anche fuori Milano, fino agli ambienti romani. Ma nel dicembre 2000 venne emesso il decreto di archiviazione sull’omicidio di Fausto e Iaio, poiché non era possibile superare il limite indiziario.

La loro storia continua a interrogare chiunque la avvicini: essa non è molto diversa da

quella di tanti giovani di quegli anni e resta il paradigma di una generazione che riteneva fondamentale l’impegno politico per trasformare il mondo senza ricorrere alla violenza.

I due amici, uniti nella vita, non saranno sepolti assieme: Iaio oggi riposa nel cimitero di Lambrate, Fausto verrà riportato subito dalla famiglia nella sua Trento.

Così ricorderà i funerali la sua mamma, Danila:

«Quel mercoledì 22 marzo non finirò mai di ricordarlo. Stetti lì senza piangere, tenevo tutto dentro. Mi venivano in mente gli anni vissuti con Fausto, le discussioni, le litigate, lui che mi confidava tutto. Le vacanze a Trento, guardando le montagne e correndo felici nei prati. Era tutto nascosto dentro di me, lo conservavo gelosamente, non volevo che nessuno entrasse. Vedevo i volti scuri delle persone, amici di Fausto e Iaio, ragazzini come loro che giocavano per ore da piccoli. La mia vita scorreva davanti. Poi le immagini belle scomparivano e tutto mi sembrava più difficile. Guardavo al futuro con angoscia, il mio piccolo Bruno che si staccava così bruscamente dal rapporto con Fausto, la vita, il lavoro, le difficoltà di farlo crescere bene, la casa troppo piccola, i sogni di cambiamento. Quello che ricordo era tanta gente, con le bandiere rosse che sventolavano e quel vento di marzo che mi portava via tutto, un pezzo della mia vita».

IL LUOGO

Il murales è realizzato sul muro cinta di Via Madruzzo dell’ottocentesco Seminario minore che oggi ospita il Liceo Leonardo da Vinci. Via Madruzzo è stata aperta in epoca rinascimentale quale accesso alla residenza vescovile di palazzo delle Albere. Con la realizzazione della ferrovia l’accesso alla villa e al fiume Adige è stato interrotto. La realizzazione del sottopasso ferroviario nei pressi del cimitero ha collegato nuovamente il viale che, partendo dai Tre portoni su via Santa Croce, raggiunge il citato Palazzo delle Albere, il MUSE e il nuovo quartiere. L’incrocio tra via Madruzzo e via Rosmini ha recentemente acquisito una nuova inedita centralità quale punto di incontro e principale accesso al cimitero e al Liceo.

Lo storico muro dell’ex seminario divide la scuola e la città. A partire da questa considerazione nel 2018 è stato avviato il progetto “LUNGHI un muro - progetto di pensieri lungo il muro su via Madruzzo”. Il progetto ha coinvolto per due anni gli studenti dei Licei Leonardo da Vinci e Alessandro Vittoria in un  percorso didattico e sociale volto ad indagare il contesto storico, urbanistico e culturale. Lo studio e le riflessioni fatte sul muro sono parte integrante del processo che ha portato alla realizzazione, mediante concorso, dell’opera intitolata “La linea rossa – who are you?”. Come ha evidenziato Asja Pedrolli, all’ora studentessa del Liceo Vittoria, la linea tracciata sul muro “è la realtà che ci circonda” e i due volti raffigurati al centro “rappresentano l’umanità”. La scritta “who are you” interroga ognuno di noi. Il quesito è diretto e richiama, anche nell’essenziale scelta grafica, molte esperienze dell’arte contemporanea.

Con il progetto “Noi – il muro si apre” gli studenti del Liceo Leonardo da Vinci hanno voluto rispondere alla domanda posta immortalando, attraverso un progetto fotografico, la loro vita fuori dai banchi fatta di emozioni e relazioni. Il murales "due di noi" prosegue queste esperienze di confronto e riflessione.

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In archivio il contest con bozzetti degli studenti: 

https://trentogiovani.it/Attivita/Bandi-e-concorsi/Bando-Contest-Murale-Tinelli-e-Iannucci

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