Città che vai movida che trovi: Londra

Anche questa settimana Viola Ducati, partecipante al Media Contest di Tempora ODV, ci porta in una capitale europea alla scoperta della movida. Eccoci a Londra!
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Descrizione

La movida produce cultura?

Se penso alla Union Jack mi vengono in mente tre cose: le facce dei Beatles, il rock anni Settanta e Adele che canta Skyfall. Che cosa accomuna questi artisti così diversi tra loro? La risposta è spiazzante: la movida londinese. Sono i locali notturni alternativi e d’avanguardia della città, infatti, ad aver dato i natali a intere generazioni di musicisti, cantanti e DJ.  I Rolling Stones, gli Who, i Sex Pistols e la stessa Adele hanno esordito in alcuni di questi caffè, jazz club e pub disseminati tra i quartieri di Soho, Dalston e Camden. A Shoreditch e Bow, invece, oggi potrebbe capitare di ascoltare i DJ che tra qualche anno saranno in tour in tutto il mondo.

Insomma, se Londra è tutt’ora una delle capitali indiscusse della musica contemporanea deve ringraziare i suoi tanti spazi per la musica dal vivo. 

Negli ultimi quindici anni, in realtà, questo primato è stato seriamente minacciato. Dal 2007 al 2015 quasi il 40% dei live club ha chiuso i battenti, complici l’imborghesimento di molte aree urbane e l’aumento del prezzo degli immobili. Molti artisti se ne sono andati, alla ricerca di realtà più vivaci e accoglienti. La crisi dei “grassroots music venues” ha iniziato a minacciare non solo l’economia e l’immagine internazionale della città, ma il futuro stesso della musica britannica.

«Mi sono trasferito a Londra a 18 anni per farmi strada nella musica», racconta il cantautore britannico Frank Turner, classe 1981. «Da allora la città e la sua scena sono cambiate molto, e non sempre in meglio. Ho visto scomparire molti dei locali che mi hanno dato la possibilità di sperimentare e crescere come artista. Senza gli spazi che permettono ai nuovi talenti di scoprire sé stessi e il loro pubblico, la musica a Londra morirà di una morte lenta e il Regno Unito perderà gran parte della sua cultura. Bisogna fare qualcosa per proteggere questi spazi».

È così che anche a Londra si ripete la storia già vista in altre città: un’apposita Music Venues Taskforce, costituita nel 2015 dall’allora sindaco Boris Johnson, produce un dettagliato Piano di salvataggio. Sono tre le azioni-chiave messe in campo dall’amministrazione: sostenere economicamente i giovani talenti, promuovere il riconoscimento del valore culturale della vita notturna, diminuire la conflittualità fra i comitati di quartiere e gli esercenti. Per concordare con gestori e residenti i rispettivi obblighi di insonorizzazione, in particolare, viene applicato il cosiddetto principio dell’“agente di cambiamento”, secondo il quale chi si stabilisce in una nuova area, sia esso un individuo o un’impresa, ha la responsabilità di gestire l’impatto di questo cambiamento: se a spostarsi è il cittadino, sarà lui a provvedere all’insonorizzazione; se invece è il locale vale il contrario.

«Senza musica la vita sarebbe un errore», scrivono gli autori alla fine del rapporto, citando Nietzsche. Il messaggio è chiaro: se la musica è cultura, i locali notturni della città vanno tutelati.  No party no culture.

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Data: Lunedì, 30 Agosto 2021