Dar voce alla sofferenza: i disturbi del comportamento alimentare.

Siamo state all'incontro pubblico organizzato dall'associazione Arca
un'illustrazione di una testa con un groviglio nel cervello
© Trentogiovani - Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Descrizione

“E’ meglio sopravvivere o vivere?”

Durante l’incontro due ragazze che hanno sofferto di disturbi alimentari hanno portato la loro testimonianza e cercato di far comprendere maggiormente cosa c’è all’interno della mente di una persona che soffre di questa patologia:. il  cibo diventa centrale, il fulcro attorno al quale ruotano tutte le attività della vita quotidiana come le relazioni sociali, gli affetti, la scuola e il  lavoro. Un continuo conteggio, una continua programmazione e un controllo ossessivo. Un tunnel nero che risucchia tutte le energie e porta a sconnettersi dalla realtà, arrivando persino a non accorgersi che la vita attorno a te prosegue. Ma perchè? Cosa può spingere una persona ad andare contro l’istinto primordiale di sopravvivenza? Dolore, solitudine, incomprensione, ansia e depressione. Perché in fondo, quando la vita è piena di imprevisti e non ti senti all’altezza di viverla, l’idea di avere il controllo su qualcosa ti fa sentire forte e invincibile. Ma è solo un’illusione: è la malattia che sta controllando te e tutta la tua vita.

Le due testimoni presenti hanno parlato parlano apertamente del proprio dolore e delle propried esperienze…, ma non le fa stare male ricordare cosa le è successo loro? Ritornare sul dolore che hanno passato?

“Sì, condividere quei momenti non è sempre piacevole” afferma una ragazza, passata attraverso il “tunnel nero” dall’anoressia e ora volontaria di Arca, “a volte è doloroso ma non tanto perchè mi faccia riprovare quel dolore, quanto perchè me ne vergogno. Come se il mio disturbo fosse stata una scelta, un momento di debolezza, e non una cosa che mi è capitata. La vergogna, però, dura poco e svanisce di fronte alla convinzione che ogni volta che espongo il mio dolore lo riconosco e lo accetto e che solo così facendo posso comprenderlo e superarlo. Mi sono ammalata di anoressia, ho seguito un percorso terapeutico e sono guarita. Ora ne parlo perchè sono convinta di poter essere utile nel far sentire meno solə e meno incompresə chi sta affrontando ora queste malattie, utile nel testimoniare che se ne può uscire. E allora no, non mi fa male tornare sul quel dolore, piccola cicatrice che mi ricorda che la vita è fragile ma preziosa.”

 

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono una patologia estremamente complessa, variegata e diffusa, tanto che si stima che a soffrirne sia 1 ragazzə su 3. Non solo le giovani donne adolescenti, ma anche i ragazzi e lə givanissimə oggi ne soffrono sempre di più. 

Il 14 marzo l’associazione Arca di Trento (Associazione per la ricerca sui disturbi del comportamento alimentare) ha proposto una serata dedicata ai DCA in occasione della giornata nazionale per la lotta ai disturbi del comportamento alimentare (che ricorre il 15 marzo). Sono intervenute una psicologa e una nutrizionista che hanno saputo inquadrare da un punto di vista medico la malattia, ricordando che si tratta di una vera e propria patologia psichiatrica dalla quale si può guarire attraverso un percorso lungo, complesso e multidisciplinare. Ma quindi non basta solo mangiare di più o meglio per guarire? E no, il rapporto problematico con il cibo è solo il sintomo di un disagio più profondo che necessita di un supporto psicologico per comprenderne le cause, oltre che di una rieducazione alimentare.

Erano presenti anche due giovani volontarie di Arca che, avendo vissuto in prima persona questi disturbi, hanno raccontato le loro esperienze e storie. Questo è proprio ciò che l’associazione offre: uno spazio aperto dove potersi confrontare tra pari, dove poter trovare sostegno e ascolto nei momenti di difficoltà.

Aurora e Giulia

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Data: Martedì, 19 Marzo 2024